Recently the movie-directors have confirmed the trend to entrust the costumes to the knowledge of greatest international designers, so that has created a festival of short-film of author to celebrate this union: Style Star, created by Marina Garzoni (president of the non-profit "Fashion and Technology" association, in cooperation with the Leo Burnett's agency), made its debut last edition of the Cannes Film Festival, then at the Venice Film Festival and finally came to the last edition of Milan fashionweek.
All this leads us to believe that fashion will never stop dressing cinema and dressing itself by cinema, because the creative synergy between these two great arts going on for more than a century and now their connection seems so strong.
Riflettevo circa l'importanza della moda per il cinema e quella del cinema nel mondo della moda e fino qui nulla di nuovo, ma l'argomento in questione potrebbe essere motivo di una grande riflessione con relativi confronti e analogie che caratterizzano queste due arti. Il "Diavolo veste Prada" ha definitivamente coronato il sodalizio tra fashion system e cinematografia, anche se l'esperimento è partito molto molto tempo prima, portando ad un iconico successo molte maisons e soprattutto molte stars, le quali si sono lasciate influenzare (ma che anche hanno dato loro stesse molto) dalla magia che può svelarsi dietro un capo di couture indossato sul grande schermo. Il brillante Robert Altman con "Pret-à-porter" immortalò vizi e virtù, capricci e isterismi delle passerelle della moda, sottolineando come queste due realtà, unendosi, possano influenzare stili di vita, fenomeni di costume e vere e proprie tendenze (sfruttate poi furbamente dai designers). Lo stile impero, per sempio, oggi diventato un must-have dell'abbigliamento moderno, venne rilanciato da Gattinoni che curò i costumi per "Guerra e Pace" di King Vidor con una splendida Audrey Hepburn, un film che ha fatto storia. Così come non possiamo non ricordarci delle giacche dal perfetto taglio americano e le cravatte a pois di Re Giorgio che diedero tanto da pensare a Richard Gere in "American Gigolo"; oppure il berretto di tweed (sempre di Giorgio Armani) indossato dai protagonisti de "Gli Intoccabili" e diventato poi una costante delle collezioni F/W. E cosa dire dello strepitoso styling di Madonna per il film "Evita", interamente curato da Fendi, se non che fu una grande dimostrazione di conoscenza del costume storico?! Sicuramente le grandi pellicce di volpe indossate nel film dalla cantante spopolarono sulle strade delle capitali della moda subito dopo l'uscita nei cinema. Marlene Dietrich fu la prima ad indossare il tailleur-pantaloni e a lanciare lo stile androgino che ha segnato l'immagine di un'epoca, mentre Christian Dior ha proposto molte versioni dell'abito bianco plissé che Marilyn faceva alzare al vento in "Quando la moglie è in vacanza". Ma chi ha legato indissolubilmente moda e cinema fu senza dubbio Givenchy che realizzò i costumi per "Colazione da Tiffany", un icona della cinematografia mondiale. Leggings, ballerine e occhialoni oversize non sono tutt'ora elementi del nostro guardaroba abituale?!
Anche i registi di questi ultimi anni hanno confermato la tendenza delle loro produzioni di affidare i costumi alle mani sapienti dei più grandi stilisti internazionali, tanto che è nato un vero e proprio festival di "corti d'autore" per celebrare questo connubio: Style Star, ideato da Marina Garzoni (presidente dell'associazione no-profit "Moda e Tecnologia" in collaborazione con l'agenzia Leo Burnett), ha fatto il suo esordio all'ultima edizione del Festival di Cannes, poi alla Mostra del Cinema di Venezia ed infine e approdato alla scorsa edizione di Milano Collezioni.
Tutto ciò ci spinge a crede che la moda non smetterà mai di vestire e vestirsi di cinema, perché la sinergia creativa tra questi due grandi fenomeni dura da più di un secolo e, in nessuno momento come adesso (basti pensare ai docu-film sugli stilisti o alle pubblicità-film della maisons), il loro legame ci sembra così forte.
1 comment:
hi
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