
Look of this weekend is inspired by a young woman, strong and a bit "lolita" at the same time. Romantic pieces with very youth accessories, an outfit played by contrast and freshness.
Look of this weekend is inspired by a young woman, strong and a bit "lolita" at the same time. Romantic pieces with very youth accessories, an outfit played by contrast and freshness.
Nella moda la tecnologia sembra essere diventata non solo il futuro della comunicazione ma anche e soprattutto il futuro dell'estetica di un messaggio. Come abbiamo visto sulle passerelle delle ultime stagioni, negli storici mensili e nelle campagne pubblicitarie, il binomio moda-tecnologia sta diventando una vera fobia, un bisogno viscerale da cui non si può (e non si deve) rimanere immuni se si vuole assicurare al pubblico qualcosa su cui riflettere e di cui essere partecipi.
Dopo le performance di videoart di molti famosi designers, a partire da Nicholas Ghesquière per arrivare a Prada, passando per Gareth Pugh, McQueen e Lanvin, ora è il turno di Nowness.com, un centro nevralgico delle suggestioni che non molti conoscono. Nowness.com ha infatti creato un "exclusive fashion film", diretto da Barnaby Roper, con la partecipazione di Irin Strubegger in cui si riassume l'esigenza di dare alla moda un immaginario futur-tecnologico.
Fashilosophy lo trova assolutamente interessante, stimolante quanto basta. Enjoy it and have your say to us!
Eye, P/E 2000, al contrario sospende letteralmente su un letto di chiodi modelle la cui identità viene cancellata, soffocata dalla religione o dalle istituzioni. Maschere, burka, celano donne inquietanti, perché dal volto assente.
Nel 1995 Highland Rape terrorizza la platea: abiti strappati, pizzi lacerati, collari Edward, modelle ferite camminano a piedi nudi su ciuffi d'erba svenuta. E' questo il glamour? E' la storia degli antenati del designer di origini scozzesi, della Battaglia di Culloden (1746). E' la mise en scène del Dress Act inglese che impediva alla Scozia conquistata di indossare i propri tartan tradizionali, il kilt, le cinture militari.
Di nuovo, un'identità cancellata. Ancora una volta affermata con decisione da Alexander McQueen, che impone il tartan come must assoluto degli anni '90. Vendetta? Forse. Self-affirmation di certo.
Donne maltrattate, oppresse, bruciate: e il decadimento? Ecco a voi l'incredibile abito-giardino di Sarabande, 2007: la modella è vestita di fiori che cadono dall'abito mentre avanza sulla passerella. Fiori caduti, appassiti. La perfetta controparte per Sarabande è il Garden (2000) di Marc Quinn, alla Fondazione Prada, Milano. Un Eden congelato, perfetto, rigoglioso, ma privo di linfa, morto. Dove gli estremi si uniscono.
Infine, un piccolo richiamo al divertimento, al sorriso. Cindy Sherman, Diane Arbus, Alexander McQueen.
Rivelare ciò che è nascosto: un'identità al sicuro.
Ditelo in giro!
Proprio oggi, mentre ero nel mezzo della mie ricerche, mi è capitato sotto gli occhi un tweet di Franca Sozzani, Editor-in-chief di Vogue Italia, nel quale lei sottolineava il bisogno della moda di guardare al futuro più che al passato.
"I agree with the comments to my post today. In fashion, we all have to make the effort to look at the future and not at the past."
Questo certamente non è una novità, anche se riflettendoci, ho cominciato a domandarmi: come possiamo prendere a modello il futuro, che non conosciamo e non sappiamo cosa sarà, quando invece abbiamo così tanta storia della società, moda, musica ed arte, da cui poter attingere materiale per i prossimi mille anni, reinvetando continuamente ciò che è stato? Bhè non ho saputo darmi una risposta se non quella, forse anche molto banale, che la soluzione dell'enigma è nell'equilibrio tra le parti. Passato e futuro, insieme: prendiamo il primo per metabolizzarlo e miscelarlo a quel poco che abbiamo del secondo per creare il presente, che poi è ciò che più dovrebbe interessarci.
Sulla base di questa riflessione, trovo un ottimo compromesso il reportage fotografico che un grande della fotografia, Greg Lotus (spesso poco apprezzato come si dovrebbe fare) ha realizzato per l'allegato di questo mese di Vogue IT "Vogue Suggestions", in cui una splendida Georgina Stojiljkovic accompagnata da Diego Miguel, è immortalata nella sua bellezza volutamente così nostalgica, dal sapore francese dell'inizio del secolo, ma che ha in sé allo stesso tempo un allure di grande modernità. Forse un'immagine iconografica di una donna del Caffè de Paris rapita e portata in un'era futuristica, fatta di cloni e fisicità cyberniane.
Ho amato da subito questo photoshooting, dalla scelta del soggetto alle luce, dagli outfits alle inquadrature.
Autumn is now taking away the last days of hot sun, making us abandon those pastel colors and the lightness typical of summer.
A touch of elegant-folk for a british girl look, a girl who leaves the big city to give herself a peaceful weekend of relaxation in some beautiful countryside!
This "Look of the Weekend" is inspired by Vany and her nice style.
Per una persona che ama la moda, la segue con passione e religiosa dedizione è di estrema importanza avere una biblioteca a riguardo di tutto rispetto, dove una sfilza di volumi, vecchi e nuovi, raccontano la storia della nostra società e del viaggio che ha fatto l'estetica in tanti secoli di costume, attraverso icone e personaggi che hanno segnato le tappe importanti di questa evoluzione vestimentaria.
In questo mese, edito da Damiani Editore, viene presentato e messo in vendita un libro che sarà un imperdibile cimelio della moda per tutti i cultori delle stravaganze e della libertà stilistica dei famosi anni '80, resi celebri da grandi personalità che sono state capaci di influenzare in maniera esponenziale gli usi e i costumi di intere generazioni, come Madonna, la reginetta del Pop vestita di tulle, perle, pizzi e crocifissi che ancora oggi rappresenta un ideale iconico della cultura pop mondiale.
Ma chi c'é dietro lo studio di quell'outfit ribelle e di controtendenza che portò Madonna al top, che diede vita ad una corrente di stile a lei ispirata e chiamata "wannabes" e che fece fare il giro del mondo allo scatto di Steven Meisel per la copertina dell'album Like a Virgin? Ce lo racconta "Little Red riding Hood" (cappuccetto rosso), che con le sue 248 pagine, 300 illustrazioni storiche, bozzetti, cimeli di stile e collaborazioni preziose porta alla luce uno dei personaggi di spicco della scena fashionista dei primi anni '80 a tutt'oggi: Maripol.
Diplomatasi all'Ecole des Beaux Arts di Parigi e trasferitasi a New York, Maripol si mise subito in mostra grazie alla sua straordinara creatività che si esprimeva attraverso la creazione di abiti-scultura e gioielli ricavati da materiale di scarto industriale, che le garantirono l'ingresso nella "comunità artistica" della nuova New York, quella che gravitava intorno allo Studio54 e alle icone dell'anticonformismo come Andy Warhol e Jean Michel Basquiat, che lei stessa riuscì ad influenzare con la sua visione avanguardista diventandone la protégée.
Tuttò ciò portò Maripol alla direzione artistica del Fiorucci Fashion Store sulla 59th strada e poco dopo alla direzione creativa del marchio che in quegli anni rappresentava il simbolo della modernità metropolitana. Alla direzione della Fiorucci, questa fantasiosa stylist, creò quel concetto di stile capace di uniformare, nella diversità, qualsiasi persona di sesso e classe sociale diversa, dando il via ad un trend mondiale che ancora oggi possiamo vedere camminando per le strade di qualsiasi città. Questo costante bisogno di essere fuori dagli schemi, fece di lei la donna che "distrusse la moda", o almeno questo fu quello che il giornalista Enzo Biagi disse dell'opera del brand italiano e indirettamente di lei, ignorando probabilmente che Maripol avrebbe fatto storia e che oggi saremmo stati ancora qui a celebrarla come una mente illuminata del fashion-system.
Questo libro, quindi, non solo racconta da vicino un pezzo della nostra storia, ma anche la sua vita artistica attraverso le numerose collaborazioni nel mondo della moda, della musica e dell'arte, da sempre realtà indissolubili tra loro che si influenzano e sostengono reciprocamente, e che Maripol ha documentato assiduamente con la sua polaroid anno dopo anno.
Il fermento artistico e l'humus creativo di cui è stata protagonista questa donna, da modo a questo volume di farci rivivere un periodo fertile e libero d'espressione attraverso un viaggio di immagini e fotografie (nelle quali sono immortalati icone sacre come Cher, Grace Jones, Deborah Harry, Francesco Clemente, Kaith Haring, Elton John e molte altre), di schizzi, bozzetti, ritagli di vita, quaderni di appunti ma soprattutto una serie di testi autobiografici e una conversazione fra l'artista francese e Marc Jacobs, attuale direttore creativo della maison Louis Vuitton.
Nel mondo della moda non è cosa nuova assistere a costanti nascite, declini e recicli di personaggi e iconografie che si susseguono di lustro in lustro, ma in questo grande meltingpot creativo sono davvero poche le personalità che hanno dato così tanto e di cui tutt'ora sentiamo il contributo. Maripol è senza dubbio una di queste, motivo per cui Little Red riding Hood non potrà mancare nella nostra collezione.
Credevamo che il futuro dell'editoria fosse quello di poter leggere i nostri magazines preferiti anche attraverso apparecchiature tecnologiche con smartphones, iPad e simili?! Bhé dobbiamo ricrederci!
Vogue Hommes Japan, uno dei magazini più all'avanguardi secondo Fashilosophy, ha proposto ai suoi lettori una versione assolutamente interessante della rivista, ha abbandonato momentaneamente i formati classici per dedicarsi all'avanguardia dei magazines in digitale.
Perché accontentarsi di immortalare solo un attimo della fotografia quando posso regalare al lettore un fotogramma digitale dello photoshoot?!
I creatori di questa geniale trovata in GIF, hanno saputo unire la passione delle tecnologia (estremamente imporante soprattutto nella cultura giapponese) a quella dell'immagine standard.
Voltate pagina amici, e preparatevi a questa realtà!
Photography & Animations: Pierre Debusschere
Fashion Direction: Nicola Formichetti
Interactive Director: Francisco Salvado
Digital Technician: Anthony Miller
Sound Design: Frederic Ameel at 254 Studio
Outfits/Accessories by: Dior Homme, Hirotake Sakai & Chino Omae, Erickson Beamon, Ian Miyawaki.
Il numero di ottobre di Interview Magazine celebra i 25 anni di carriera di una delle più amate e discusse Topmodels del mondo: Naomi Campbell, scoperta da Gianni Versace che fece di lei una delle "Big Six" e passata alla storia come la "Venere Nera".
"A controversial life" è il titolo dell'editoriale di cui è protagonista, nel quale il duo Mert & Marcus, giocano sulle vicissitudini legali di Naomi.
L'ambiente è quello suburbano di una metropoli, forse il bagno pubblico di una stazione periferica, dove una donna fredda e spietata maltratta violentemente un giovane ragazzo dalla carnagione eburnea.
Macchie di sangue, nudità, sessualità violenta, black leather, smalto rosso fuoco e stiletto...
Ogni cosa di questo photoshoot mi ricorda le atmosfere fredde e rarefatte di "Irréversible" film capolavoro di Gaspar Noé con Vincent Cassel e Monica Bellucci, sublime in una delle scene più crude della cinematografia contemporanea, dove lei è vittima di un violento stupro in un sottopassaggio deserto.
Photography: Mert Alas & Marcus Pigott.
Cover styling: Karl Templer
Starring: Naomi Campbell
Hercules 9, Mariano Vivanco from Luca Finotti on Vimeo.
Dal 29 Ottobre all'3 Novembre 2010, presso il quartiere di Aoyama (Jingu Gaienmae Venue) di Tokyo, si svolgerà la 25° edizione di uno degli eventi più attesi e ammirati del mondo del design: la Tokyo Designers Week. Durante la prestigiosa manifestazione nipponica, che oggi vanta un afflusso di presenze di circa 100.000 visitatori, ogni anno vengo presentati i progetti e le soluzioni società-ambiente più innovativi e appassionanti di sempre proposti ed ideati da designers, creativi, artisti e cool-hunter di tutto il mondo. Il tema scelto dall'organizzazione per questa ultima edizione è tutto focalizzato sullo studio della bio-architettura, dell'eco-design, dell'home living e dell'ambiente a 360° nelle sue molteplici accezioni, ambiente come attenzione e confronto della realtà che ci circonda, del lifestyle migliorato e dell'estetica. La manifestazione infatti tende a voler declinare il termine ambiente in molteplici aspetti partendo da quello domestico (estremamente importante della cultura giapponese) per arrivare al rapporto uomo-natura, proponendo studi e progettazioni avveniristici e di grande interesse creativo.
Il tema di questa edizione, come ha svelato il designer Gwenael Nicolas, sarà "Love blue - Environmental Design Exhibition" spiegandoci che «Il passaggio dal verde delle scorse edizioni al blu è per dimostrare la nostra determinazione a servire lo scopo dello sviluppo ambientale. Il verde delle piante simboleggia la terra, mentre il blu indica il cielo e il mare che si uniscono con la terra stessa».
La rassegna giapponese sarà suddivisa in sette sezioni, ognuna con una specifica fascia d'interesse: la Tent (per le aziende e i designers indipendenti che voglio mostrare i loro progetti e le loro iniziative), la Pofessional Exhibition (per la presentazione di progetti creati da designers già affermati e ben selezionati dalla Commissione della Design Association), la Containers Exhibition (una sezione ricavata in uno shipping cargo e nella quale vengono create installazioni interattive per lo stimolo dei cinque sensi attraverso gli elementi principali come la luce, il suono, etc.), la Cube Exhibition (ossia uno spazio espositivo destinato alle installazioni dei product-designers e degli interior-designers emergenti a cui viene data la possibilità di presentare i loro primi lavori e le loro idee), la Student Exhibition (dedicata alle presentazioni delle opere realizzate dagli studenti delle scuole di design più importanti del giappone e del mondo) e in fine due sezioni dedicate allo shopping e allo svago, la Tent Shop e la Shop Partnership Exhibition.
Insieme alla rassegna sull'interior/architecture design, gli stilisti indipendenti giapponesi organizzano delle esposizioni delle loro collezioni seguendo lo stesso tema della Tokyo Designers Week e presentando delle proposte di moda eco-sostenibile ed eco-solidale, per dimostrare come si possa creare moda senza ignorare le esigenze del nostro ecosistema.
A touch of spring in the autumn. New Romantic suggestions but slightly aggressive!
What do u think?!
Gli accessori, in una collezione, sono di estrema importanza perché oltre a rappresentare una grande percentuale delle vendite di una maison, determinano l'equilibrio estetico di un outfits, danno quel tocco in più (o in meno) che carica o scarica un look.
Data la loro importanza sono stati molti i creatori che hanno scelto di concentrarsi unicamente su questa forma d'arte, assicurandosi così un posto di eccellenza nella storia della moda.
Dallo scorso 8 settembre fino al 13 febbraio 2011, presso il MODEMUSEUM di Anversa (la culla della stravaganza e dell'avanguardia di moda), sarà possibile ammirare i capolavori di un personaggio che ha reso grande la modisteria nel mondo, trasformando un elemento comune del vestiario come il cappello in opere d'arte dal gusto e la ricercatezza infinita, trasformandolo in quell'accento che da il giusto suono ad un abito, proprio come avviene nella lettura di un testo.
Stephen Jones, uno dei modisti più amati e talentuosi del nostro secolo, che può vantare collaborazioni con grandissime icone della moda e della musica come Christian Dior, Vivienne Westwood, Thierry Mugler, Jean Paul Gaultier, Comme des Garçons, Marc Jacobs, Boy George, Grace Jones e Lady Gaga, viene celebrato da una retrospettiva personale che mette in mostra una carriera di successo iniziata trent'anni fa. 120 pezzi provenienti dal suo archivio personale e da privati (la collezione più grande mai esportata dalla Gran Bretagna) guidano lo spettatore in un viaggio lungo l'artigianato e la storia non solo di SJ ma anche della modisteria, attraverso le importanti collaborazioni del modista con le maisons storiche e le loro collezioni d'alta moda, ma anche attraverso il suo lavoro nel cinema, musica e fotografia, i suoi primi anni nella Londra del New Romantics, il suo rapporto unico con l'icona Anna Piaggi, il suo processo di progettazione e le fonti d'ispirazione per le sue creazioni sperimentali.
Un evento imperdibile. Enjoy it!
Lo storico jeanswear-brand indipendente Pepe Jeans London, nato nel 1973 nel famoso e alternativo Portobello market e distribuito oggi in ottanta paesi, si prepara alla conquista del nostro paese, regalandoci un calendario eventi carico di iniziative per tutti gli amanti del marchio, iniziative di grande appeal che celebreranno l'apertura del primo store monomarca nel centro storico della capitale. Sarà infatti Roma che ospiterà, al numero 73 di via del Corso (lo stesso fortunato numero dell'anno in cui fu creato il brand in Inghilterra) il flagship store di PJL, organizzato su centocinquanta mq che accoglieranno la creatività e lo stile delle sue collezioni.
Per festeggiare questo imminente opening e consolidare il rapporto del brand con la realtà virtuale dei socialnetworks e dei fashion bloggers, Pepe Jeans London ha studiato una serie di iniziative a supporto del calendario eventi tradizionale, con il preciso intento di coinvolgere anche la fashion addicted web community, realtà in rapido sviluppo e che può segnare il successo di un prodotto moda in pochissimo tempo. Infatti, grazie ad una collaborazione con Youtube, nella sezione Room 2.0 del sito www.pepejeans.com, è possibile seguire giorno dopo giorno i lavori di restyling dello store e scoprire le novità di un luogo che sarà presto una tappa obbligata dello shopping romano.
Tra il 17 settembre e il 10 ottobre, le vie del centro di Roma saranno animate dai Brand Ambassadors per una forte attività di engagement on the road, una sorta di PR della modernità in cui si distribuiranno per strada, nei locali più cool della città dei flyers che daranno la possibilità, attraverso la fanpage di facebook nella sezione Scissor Sisters, di registrarsi e partecipare ad instant win: in palio 50 VIP pass per due persone nello Skybox al concerto degli Scissor Sisters insieme a personaggi famosi ospiti di PJL.
Dal 15 al 31 ottobre i fans iscritti alla fanpage potranno diventare Ambassadors semplicemente interagendo con la pagina e, per ogni cinquanta amici coinvolti, Pepe Jeans regalerà un outfit completo.
Dal 3 al 10 novembre inizierà il viaggio del turista-blogger PJ Long divenuto famoso grazie alla sua avventura on the road per Barcellona, raccontata attraverso un diaro on line su Facebook e Twitter. The English Tourist in Rome, si servirà della rete per avere consigli su tutti i luoghi più cool della capitale, dai negozi alle discoteche, passando per loungebar e locali d'arte e design, e tutti coloro che lo aiuteranno riceveranno in regalo un cappello dell'ultima collezione.
Tutte le tappe del rome tour diventeranno una vera social travel guide e il 10 novembre, quando JP Long sarà in giro per la capitale, chi avrà la fortuna di incontrarlo per primo e dirgli la frase-password "take me to London" vincerà un viaggio per due persone nella capitale inglese.
La sera del 10 novembre sarà annunciato il vincitore durante l'opening party presso lo store, tra cocktails, Vip, djset, trendsetter e phocall.
Ultima giornata dell'autunno Pepe Jeans sarà l'11 novembre con il concerto degli Scissor Sisters all'Atlantico di Roma a cui i 100 vincitori dei VIP pass potranno accedere.
The other two chosen are Givenchy by Riccardo Tisci and Gareth Pugh (the entant prodige of PVC), because although they have completely different concepts are united by a not traditional aesthetic sense and inclined to identify the woman as an essential element of design and not in this, and this is what brings them to the creation of collections that have a strong impact on people. Both have proposed a woman with a disarming rigorous form, modeled on an almost geometric silhouette and enhanced by perpendicular lines of the cut. They purified the dress by unnecessary messages and reducing it to pure design, to an paganism of image. Black, white and various nuances between these opposites are the key colors of a dynamic woman almost futuristic.
The last but not least are Yves Saint Laurent by Stefano Pilati and Zac Posen. The first maison is now synonymous of timeless elegance with a touch of folk who can carry color as irony, and this collection repeats the cult elements of the philosophy that made famous the founder of the griffe. From smoking to the flounces of ethnic costume, high-waisted pants from the transparency of the blouse, through the exotic and erotic motifs of 30s-40s movies and YSL's universe. Zac Posen seems to know this concept, and probably he visited the exhibition dedicated to Yves Saint Laurent at Petite Palais, he remained fascinated by this because the woman who proposed for the next s/s seems to be a homage to the french couturier.
Fashilosophy come ha fatto durante le fashionweeks di Milano e Londra, ha scelto le sei griffes delle passerelle pariginie che più hanno assecondato il suo gusto personale con scelte di stile e soprattutto con un attitude ben studiato, essenziale quando si parla di un concept moda. Già dalle prime battute avevo estrapolato tre collezioni simbolo che, per stravaganza e forti messaggi, avevano suscitato maggiorimente non solo il nostro interesse ma anche quello della stampa internazionale, ed ora, giunti all'ultima giornata voglio tirare le somme nella totalità e con tutte le prove alla mano.
E' inevitabile pensare che alcune maisons storiche abbiano un vantaggio sulle altre, per storia e tradizione, ma anche perché di collezione in collezione ci regalano sempre qualcosa con cui entusiasmarci e con cui divertirci, come è stato anche questa volta per la collezione Chanel e quella di Dior. Cosa dire di questi due personaggi che sono i burattinai di un così ben riuscito cirque de la mode?! Karl Lagerfeld è un genio assoluto della modernità e dell'eleganza avanguardista, e la donna che ci propone per la prossima s/s ricalca quella della haute couture a/i, seguendo una linea guida ben precisa, fatta di dettagli retrò-chic (forse reminescenze dell'elite della vecchia Parigi) accostati a tagli essenziali e dinamici, con giochi di sovrapposizioni ed intagli di estrema ricercatezza...quella che è frutto di un background storico-culturale che poche maisons possono vantare.
John Galliano, direttore creativo di Christian Dior, è a suo modo un personaggio con una fantasia ed un mondo interiore così fantastico che ogni collezione è come un viaggio nella storia del mondo. La sua s/s è tutta giocata sull'eterno dualismo tra uomo e donna, tra maschile e femminile dell'androginia psicologica, perché rispolvera il mascolino cliché dell'uomo di mare ridipingendolo su una donna dalla femminilità pronunciata. Leggere balze, piccole ruches, tessuti morbidi e fluttuanti, coloriture shock e l'immancabile simbolo della seduzione made in '50s, il rossetto rosso pin up.
Gli altri due scelti sono Givenchy by Riccardo Tisci e Gareth Pugh (l'entant prodige del pvc), perché sebbene abbiano concezioni e modalità completamente diverse li accomuna un senso estetico meno tradizionale e più propenso all'identificazione della donna come un elemento fondamentale del design e non nel design, ed è proprio questo che li porta alla creazione di collezioni che hanno un impatto molto forte. Entrambe hanno proposto una donna dal rigore formale disarmante, modellata su una silhouette quasi geometrica ed esaltata dalle linee perpendicolari del taglio. Hanno depurato l'abito dai messaggi superflui riducendoli a puro design, ad un paganesimo dell'immagine. Nero, bianco e le diverse nuances che oscillano tra questi opposti sono i colori chiave di una donna dalla dinamicità quasi futurista.
Gli ultimi due, ma non meno importanti, sono Yves Saint Laurent by Stefano Pilati e Zac Posen. La prima maison è oramai sinonimo di eleganza raffinata e senza tempo ma con un tocco folk che sa portare colore come sinonimo di ironia, e questa collezione ripropone gli elementi cult della filosofia che ha reso celebre nel tempo il fondatore della maison. Dallo smoking alle balze del costume etnico, dal pantalone a vita alta alle trasparenze delle blouse, attraverso i motivi erotici ed esotici del cinema anni '30-'40 e dell'universo YSL.
Zac Posen sembra aver guardato molto questo concept, e probabilmente ha visitato la mostra dedicata ad Yves Saint Laurent al Petite Palais, rimanendone incantato perché la donna che ha proposto per la prossima s/s è un omaggio al creativo francese.